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Eclisse parziale di sole

Immagini della recente eclisse parziale di Sole del 21 giugno 2020 realizzate dai nostri soci Deodato Franco e Roberto Volsa.

Oscuramento 2%

Setup Vixen 103mm f/7,95
Canon 10D mod
filtro solare Baader
Luogo di ripresa: Roma

Autore: Deodato Franco


Immagine catturata dalla ripresa in diretta (live) fatta sulla nostra pagina Facebook. Nessuna elaborazione.

Autore: Roberto Volsa

2020-06-21T21:30:59+02:0021 Giugno 2020|Notizie, Notizie Sistema Solare|

Cometa C/2019 Y4 ATLAS

La cometa C/2019 Y4 ATLAS è stata una grande sorpresa per gli astronomi e la comunità degli astrofili. All’inizio non era che una roccia opaca, individuata il 28 dicembre 2019 dal sistema ATLAS (Asteroid Terrestrial-Impact Last Alert System), ma nel suo lungo tragitto verso il Sole sta aumentando considerevolmente la sua luminosità ed ora è già visibile nella zona del cielo fra il Grande e il Piccolo Carro con l’aiuto di un buon binocolo.

Ha un’orbita quasi parabolica con un periodo di 5475 anni quindi non avremo altre occasioni per ammirarla.

Già adesso ha sviluppato una bella chioma verde e una coda di ioni eccitati dalla radiazione solare, ma con un po’ di fortuna tra la seconda metà di aprile e la prima di maggio potremo vederla anche ad occhio nudo guardando verso Nord-Ovest.

La foto è stata eseguita tramite un telescopio remoto situato in New Mexico, USA, alla quota di 2225m. Si tratta di un Planewave Ascension 200HR da 500 mm di diametro e 2260 mm di focale, mentre la camera di ripresa è una FLI Proline PL11002M munita di filtri Astrodon Red, Green, Blue. 180 sec per ogni filtro.

Autore: Mauro Di Lorenzo

7132 Casulli: asteroide binario

Non smette di stupire l’indimenticabile Silvano Casulli, astrofilo difficile da descrivere per l’unicità del personaggio.

Silvano, socio ASTRIS, è stato il primo astronomo dilettante a fare misure di posizione di un pianeta minore, un asteroide nella fascia compresa tra Marte e Giove, con un sensore digitale di tipo CCD; il primo… ha aperto al mondo una strada percorsa da migliaia di altre persone ma lui ha indicato il metodo.

Silvano può vantare la scoperta di ben 192 asteroidi, una cifra incredibile che testimonia la costanza del suo studio del cielo: un’ammirazione delle bellezze celesti accompagnata da una elevata padronanza degli strumenti tecnici, solo un connubio del genere poteva generare risultati come i suoi.

Silvano, venuto a mancare nel luglio del 2018, resta nei nostri cuori: a lui abbiamo intitolato la cupola dell’Osservatorio Astronomico di Cervara di Roma.

Ebbene, l’asteroide a lui dedicato, precisamente 7132 Casulli e scoperto nel 1993 da Vagnozzi di Stroncone, ha concesso una novità molto interessante: è un asteroide binario, ossia un oggetto costituito da due asteroidi che ruotano intorno al comune centro di massa. La natura binaria di questo asteroide è stata annunciata il 25 marzo con il bollettino Atel 13590: http://www.astronomerstelegram.org/?read=13590

I crediti della scoperta vanno a un nutrito gruppo di astrofili, anch’essi dediti con la costanza di Silvano allo studio del cielo; eccone l’elenco:

– Lorenzo Franco (Osservatorio Balzaretto, Roma);
– Alessandro Marchini, Giacomo Bonnoli (Osservatorio Astronomico del Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente, Università di Siena);
– Riccardo Papini (Osservatorio WBRO Carpione, San Casciano Val di Pesa, Firenze);
– Paolo Bacci e Martina Maestripieri (Osservatorio San Marcello Pistoiese, Pistoia);
– Nello Ruocco (Osservatorio Astronomico Nastro Verde, Sorrento);
– Nico Montigiani e Massimiliano Mannucci (Osservatorio Margherita Hack, Firenze);
– Giulio Scarfi (Osservatorio Iota Scorpii, La Spezia)

A proposito, 7132 Casulli è un asteroide di circa 9 km di diametro, che orbita intorno al Sole in 3 anni e mezzo percorrendo un’orbita eccentrica compresa tra le orbite di Marte e Giove. Le riprese effettuate hanno permesso di stabilire che l’asteroide più piccolo ha le dimensioni di circa un quinto di quello più grande.

Arco della Via Lattea nei cieli meridionali

Composizione di 16 pannelli, ciascuno ottenuto con una reflex Canon 6D non modificata, obiettivo Tamron 15-30 f2.8 aperto a f3.5, con esposizioni di 20 secondi a 6400 ISO.
Nessun inseguimento, cielo perfetto!

Luogo di ripresa: deserto di Atacama in Cile, regione di Antofagasta, a circa 70 km di distanza dal centro abitato più vicino, sotto un cielo tersissimo

Data: 29 giugno 2019

Autori: Roberto Volsa e Mauro Di Lorenzo
2020-02-24T19:41:16+01:0024 Febbraio 2020|Notizie, Notizie Sistema Solare|

La nebulosa Testa di Cavallo

La nebulosa oscura più famosa di tutto il cielo: la Testa di Cavallo nella costellazione di Orione ripresa in questa immagine realizzata presso l’Osservatorio Claudio del Sole a Cervara di Roma

Il suo nome reale è B33, ossia l’oggetto alla riga 33 del catalogo delle nebulose di polvere redatto da Edward Emerson Barnard redatto ormai 100 anni fa; ma il suo nome comune di “Testa di Cavallo” deriva dalla sua inconfondibile forma che tutti possono facilmente riconoscere.

La nebulosa è chiaramente visibile grazie alla presenza, per un effetto puramente prospettico, di una nebulosa ad emissione alle sue spalle: la IC 434: la Testa di Cavallo è così ben contrastata ed è anche più facile fotografarla.

E’ una nebulosa di polveri ricca di gas, che presenta stelle in formazione alcune delle quali sono quasi nella fase di sequenza principale e stanno facendo capolino tra le coltri di polveri da cui hanno avuto origine. Attualmente questa formazione stellare è consentita grazie a dei movimenti vorticosi all’interno della nube che hanno permesso ad alcuni grumi di addensarsi e quindi iniziare il processo di accrescimento di materiale dalle zone circostanti.

La distanza della nebulosa è di circa 1400 anni luce da noi, mentre la IC434 dista circa 150 anni luce in più.

Testa di Cavallo e IC434 fanno parte di un complesso nebulare molto più esteso: il complesso “molecolare” di Orione; una struttura estremamente complessa e ricca di nebulose oscure, nebulose ad emissione e sede evidente di formazione stellare: la parte fotografata ritrae una parte di questo complesso molecolare denominata con la lettera “B”, mentre la parte principale (lettera “A”) è costituita dalla regione della grande Nebulosa di Orione anche conosciuta come M42, visibile peraltro anche ad occhio nudo.

La foto ritrae, oltre alla testa di Cavallo e a IC434, anche la nebulosa a riflessione NGC2023, dal caratteristico colore azzurro; questa e’ illuminata dalla stella HD37903 che si trova al suo centro; questa è una delle tante stelle nate da questo complesso nebulare ed e’ molto giovane. La sua temperatura molto elevata le conferiscono un colore tendente all’azzurro che possiamo ammirare riflesso su questa nebulosa.

L’alone a sinistra in alto è generato dalla luminosissima e vicina (prospetticamente) stella Alnitak, una delle stelle della cintura di Orione.


I dettagli della foto sono i seguenti:

22 pose da 5 minuti ciascuna
Camera Canon 6D modificata Super UV-IR cut a 800 ISO
Telescopio Meade ACF 12” con riduttore Lepus
Telescopio guida: William Optics 110mm f7
Camera guida: ASI174 monocromatica
Montatura 10Micron GM2000 QCI

2020-02-01T01:49:05+01:001 Febbraio 2020|Notizie, Notizie Profondo Cielo|

L’osservatorio del Paranal in Cile

In questo articolo mostriamo alcune immagini e un breve video di uno dei massimi santuari dell’astronomia, l’osservatorio del Paranal dell’European Southern Observatory (ESO), che ospita il Very Large Telescope (VLT) ed è situato sulla cima del Cerro Paranal nel deserto di Atacama, Cile, a 2600 m di altezza, dove non piove mai e l’umidità è estremamente bassa.

L’inquinamento luminoso è assente e non è consentito ai veicoli di viaggiare di notte nei dintorni se non usando solo le luci di posizione.

In questo luogo incredibile, che abbiamo visitato in occasione del viaggio in Cile per l’eclissi totale di Sole del 2 luglio, sono posizionati i quattro telescopi principali del VLT, aventi ciascuno uno specchio primario di 8,2 metri di diametro.

Grazie alla complessa tecnica dell’Interferometria ottica i telescopi possono operare anche in sincrono, ottenendo così riprese dalla risoluzione elevatissima (Very Large Telescope Interferometer).

La strada di accesso all’Osservatorio Paranal dell’ESO

Il VLT fa bella mostra di sé con le 4 cupole chiaramente visibili sulla cima del monte.
Il deserto è l’ambiente ideale per gli astronomi, come testimonia questa immagine panoramica!

Finalmente, dopo un viaggio di oltre 15 mila km, si arriva al “cancello” dell’Osservatorio Paranal, con il VLT sullo sfondo.

Il Visitor Centre è la prima struttura in cui si viene accolti e dove vengono date istruzioni per la sicurezza anche per garantire la migliore esperienza ai visitatori.
L’organizzazione dell’ESO è stata ineccepibile!

Le cupole dei 4 Unit Telescopes (UT) del Very Large Telescope (VLT) dell’ESO

Oltre venti metri di diametro per ciascuna cupola, dalla forma avveniristica ma studiata opportunamente per garantire un’acclimatamento senza sbalzi ai preziosi telescopi e strumenti al loro interno.

Si vedono chiaramente sulle cupole le finestre che vengono aperte in casi di turbolenza atmosferica: far attraversare la cupola dall’aria piuttosto che creare turbolenza permette di ottenere una migliore qualità nelle immagini e nelle misure!

Lo schema della struttura inferiore di uno dei telescopi da 8.2 metri che costituiscono il VLT

Lo specchio, forato al centro, è sorretto da 150 pistoni, che permettono non solo di sostenerlo ma anche di deformarlo con una precisione notevole, per garantire la forma perfetta in qualunque posizione esso si trovi.
Infatti il suo peso (23 tonnellate) è tale da deformarlo quando il telescopio viene puntato ad altezze differenti del cielo; i martinetti, comandati da un sistema informatico dedicato, lo deformano per riportare lo specchio alla sua forma teorica.
Il tutto per garantire una definizione dell’immagine quanto più vicino alle sue prestazioni teoriche.

Nell’immagine M1 sta per “Mirror 1”, cioè lo specchio primario da 8,2 m di diametro. M3 invece è il “Mirror 3”, lo specchio terziario, che ha il compito di dirigere la luce verso differenti strumenti posti al lato o sotto lo specchio M1.

Inoltre sono presenti altri quattro telescopi ausiliari (AT) aventi dimensioni di “solo” 1.8 m. Questi completano la struttura del VLT e hanno la capacità di essere riposizionati grazie allo scorrimento su rotaie.

La Control Room del VLT, dove i sistemi informatici permettono la gestione dell’intera infrastruttura dell’Osservatorio Paranal e quindi in definitiva è da qui che si comandano i telescopi per produrre le immagini meravigliose dell’ ESO Astronomy che ormai siamo abituati ad ammirare.

Da notare i vari “open space” ciascuno dedicato ai differenti telescopi (UT3, Melipal, UT4, Yepun, ecc).

Il giardino tropicale in cui è presente anche una piscina è chiamato “La Residencia“, un luogo rilassante per i residenti, lontano dalle consolle di comando mostrate nelle due inquadrature precedenti.

Il panorama che si ammira dal Cerro Paranal, a 2600m di altezza sul livello del mare, è qualcosa di spettacolare.
L’ambiente locale è puramente desertico, con la totale assenza di piante di ogni genere!
Eppure il deserto è l’ambiente ricercato dagli astronomi perché l’assenza di umidità produce una qualità del cielo migliore, meno influenzata dalla turbolenza atmosferica.

Il panorama è incorniciato dall’Oceano Pacifico, che si trova a pochissimi chilometri di distanza.

Il video mostra l’interno di uno dei grandi telescopi, precisamente UT2 o Kueyen che nella lingua nativa significa Luna, con lo specchio da 23 tonnellate incastonato in una enorme struttura del peso di 430 tonnellate.

Mauro Di Lorenzo e Roberto Volsa

2019-12-23T02:23:27+01:0023 Dicembre 2019|Notizie|

Congiunzione Venere, Luna e Giove del 28 Novembre 2019

La congiunzione subito dopo il tramonto del 29 novembre 2019, con tre degli astri più luminosi del cielo: la Luna (in fase crescente), Venere (a sinistra della Luna) e Giove (in basso a destra della Luna, appena sopra lo strato di nuvole).

Foto scattata da Torvaianica (Rm), in riva al mare

Camera: Canon EOS 6D modificata per astronomia
Obiettivo: Canon EF 70-200 f/4 L, usato a 100mm f/4
Esposizione: 1/6 di secondo a 6400 ISO

Data: 29 Novembre 2019

Roberto Volsa

Autore: Roberto Volsa
2019-12-14T00:05:32+01:0014 Dicembre 2019|Notizie, Notizie Sistema Solare|

Transito Mercurio 11 novembre 2019

Strumentazione:
Telescopio William Optics 90mm, prisma di Herschel, fotocamera mirrorless Fujifilm XT20, località Bari

Data: 11/11/2019

Transito Mercurio tutto campo. Scatto 1/320 sec, ISO 800. Tomassi Stefano
Particolare. Scatto 1/80 sec, ISO 200. Tomassi Stefano

Confronto con il transito di Mercurio del 09 maggio 2016

Oltre al pianeta, si vedono le macchie solari.

Dati: Telescopio William Optics 90mm, prisma di Herschel, fotocamera Nikon D3200, località Roma
Scatto 1/400 sec, ISO 100

Tomassi Stefano
2019-11-22T22:06:16+01:0022 Novembre 2019|Notizie, Notizie Sistema Solare|

Anello di Diamanti – Eclissi totale di Sole del 2 luglio 2019 dal Cile

Due secondi prima dell’inizio della fase totale dell’eclissi di Sole, è possibile osservare l’ultimo lembo di fotosfera solare che abbaglia ancora ma già la corona che inizia a mostrare i suoi drappeggi.

Questa esposizione è un compromesso di ripresa tra l’elevata luminosità della fotosfera solare e la debole e tenue corona: una esposizione maggiore avrebbe causato la saturazione a causa della fotosfera, mentre una posa inferiore avrebbe perso i dettagli della corona. Così come la tempistica: eseguire la foto anche pochi secondi prima o dopo non avrebbe avuto lo stesso risultato di mostrare la corona e la fotosfera disegnare un “anello di diamanti”.

Dati di ripresa: Camera Canon EOS 6D, posa da 1/125″ a 200 ISO, telescopio rifrattore Sharpstar 65q su montatura Skywatcher AZ GTi

Luogo di ripresa: Osservatorio ESO di La Silla, regione di Coquimbo, Cile

Data: 2 luglio 2019

Autori: Roberto Volsa – Mauro Di Lorenzo
2019-11-21T00:14:57+01:0021 Novembre 2019|Notizie, Notizie Sistema Solare|
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